Impeachment
Di pesche, di bambine, di papà e pubblicità
Dopo anni di
- Coop sei tu, con la personificazione del cliente nel punto vendita, un prigioniero della sua spesa;
- carrelli che vanno al supermercato da soli, mossi da non si sa quale forza sovrannaturale;
- uomo Conad che esce a qualsiasi ora, perché deve risolvere un problema pazzesco, tipo sistemare i biscotti o le insalate su uno scaffale;
- poveri bambini e adulti di ogni età e sesso con parrucche bianche a mo’ di Albert Einstein che parlano con occhi spiritati
(e potrei andare avanti ancora per molto con esempi del genere).
Dicevo, dopo tanta mediocrità, si è tornati a una narrazione, una storia che forse parte dal gattino di Barilla, forse anche prima.
Ma la cosa inquietante di tutto questo è come ormai le persone non siano in grado di acquisire un racconto, un racconto punto e basta.
Una storia commerciale, ma quella è.
Le imbarazzanti analisi sociologiche che leggo in giro ne sono un esempio.
La smania di commentare, di esserci è il fatto più eclatante di questa vicenda (un successo per chi ha pagato e ideato il video).
La pubblicità - come mezzo di comunicazione di massa - ne esce ancora vincente, e sono contenta di fare questo lavoro, che continua a “coinvolgere” così tante persone.
Alla fine solo i dati contano, perché forse vi sfugge un particolare: il pubblicitario deve raggiungere un obiettivo specifico, concordato con il cliente e per questo viene pagato. Poi tutto il resto lo aggiungono quelli bravi.